

L'AMBIENTE

La posizione nel contesto urbano dell’Oratorio di Sant’ Erasmo sembra stata cercata appositamente per sottolineare, ieri come oggi, la piena attualità dell’importanza della natura per la fede cristiana. Quello, cioè, che Il Santo Padre esalta nella sua Enciclica Laudato si’, che nel passato veniva cantato a piena voce, dal Poverello di Assisi, nel Cantico delle creature, e, ancora prima, nei Salmi 8 e 103 (104); solo per citare le fonti più conosciute. Il “nostro” Oratorio aiuta veramente ad avvicinarsi ad una esperienza mistica anche a per quanto lo circonda.
Si “ascende” alla chiesetta per una breve creusa mattonata, tipicamente genovese, tra pitosfori e pini marittimi. Pochi passi dalla sottostante Via Gianelli, eppure chi sale si può rendere conto che sta in certo qual modo ripetendo l’ esperienza di Gesù, che si ritirava di frequente a pregare su un monte? Lo invitiamo comunque a farlo, perchè “ Ad montes ut Alta spectentur “ , (guardare ) verso le montagne, per contemplare le cose dello spirito, diceva Goethe, anche se qui ci si riferisce solamente ad uno scoglio un po’ più grande, che si protende sul mare come un minuscolo promontorio.
Alle spalle, l’immensa distesa del mare, una specie di “deserto biblico”, inoltrandosi spiritualmente nel quale, l’anima si può immergere in meditazione solitaria (sempre che lo permettano coloro che, purtroppo, vengono a posteggiare nella piazzetta, della quale solo il piccolo sagrato è rimasto come proprietà della chiesa). Basta però essere mattinieri, o aspettare che si quietino i rumori del mondo nel tardo pomeriggio per assistere al sorgere del sole dietro Portofino, al suo camminare nella volta del cielo fino ai suoi spettacolari tramonti rosso-oro-indaco-vermiglio, oltre le tamerici, al di là delle case di Bagnara, verso le montagne della Riviera di ponente. Allora si sente l’eco delle parole del Salmo “Tu stendi il cielo come una tenda,/ costruisci sulle acque la tua dimora,/ fai delle nubi il tuo carro,/ cammini sulle ali del vento …” (Salmo 103, 2-3) e viene spontaneo esclamare: “ O Signore, nostro Dio, / quanto è grande il tuo nome su tutta la terra …” (Salmo 8, 2). In una simile condizione si può adorare il Signore non solo nel silenzio del santuario della propria solitudine interiore, ma , lasciandosi avvolgere dallo stupore per l’infinita bellezza, percepire la Sua realtà palpitante, nascosta e svelata dalla natura stessa. Un’esperienza mistica, della quale Bergson dice: “Non è qualcosa di sensibile e di razionale. E’ implicitamente l’uno nell’altro. E’ lo slancio vitale”.
Ma più semplicemente, attingendo alla tradizione marinara di Quinto, S. Erasmo può essere considerata una delle “… chiese di Liguria, come navi pronte ad essere varate …” di Cardarelli, così vicina al mare da far pensare che quando si infuria nelle libecciate, potrebbe portarsi via questa barchetta, per farle fare un viaggio a ritroso rispetto a quello che fece S. Erasmo, come si vede nell’affresco sul portale che è anche il suo unico ornamento esteriore. Un viaggio verso la Fede, comunque.
Anche quando ci si trova all’interno di essa, che si sia in preghiera nella solitudine o durante una sacra funzione, la natura sembra entrare per fare omaggio con noi a Lui, reso intuibile nel lumicino rosso sull’altare. La voce del mare entra anche lì, nel salino dello scirocco che impregna le mura, nella furia del libeccio, nella sferza della tramontana, nella violenza della pioggia scrosciante. Allora la chiesa geme e scricchiola come una nave, ma l’anima percepisce la sua solidità di “ casa costruita sopra la roccia”. Nelle belle giornate, si sente il sussurro della risacca contro gli scogli e il canto di qualche uccello, lo stridio di un gabbiano, del quale si intravede la sagoma in volo al di là delle vetrate, attraverso le quali si diffonde un chiarore che lascia in ombra l’unica, piccola navata ma illumina con delicatezza nell’ abside l’ altare, dov’ é il Centro di tutto.
Per quanto riguarda i suoi fedeli, è vero che S.Erasmo è frequentata prevalentemente da anziani, essendo lasciate alla Parrocchia di San Pietro le attività per i giovani, ma la presenza principale e che non viene mai meno è quella di una giovane Fanciulla bellissima, con un sorriso infinitamente dolce e il suo Bimbo, come un virgulto che le cresce accanto, impugnando nella manina un ramo di ulivo. E’ la Madonna della pace, che scioglie il suo manto azzurro dal celeste del cielo fino a fondersi col blu del mare, per accogliere sotto la sua protezione un minuscolo dado in muratura, col campanile e le vetrate illuminate. Forse ispirati da Lei, i fedeli pregano molto spesso, nelle preghiere libere dopo l’omelia (un’abitudine felice inaugurata da Don Giuseppe e sempre e ancora conservata), per tutta la gioventù che avanza in un mondo irrequieto, preda di troppi venti contrari, incerta nel proprio cammino, sedotta da troppe cose mondane che la allontanano dalla Verità unica. Così, una Confraternita nata per ricordare i Defunti (Mortis et Orationis) , prega oggi intensamente anche per i vivi, per gli uomini del presente e del futuro, con la consapevolezza di essere vicini alla verità che può dare solo l’esperienza dell’età.
Affidiamo a S. Erasmo, e a Dio!, la nostra fragile navicella, costruita però sullo scoglio.
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